» Alexandra Alberti
Stava nella stanza di Cédric da quando l'avevano portato in ospedale. No, non importava se le comportava stare per ore intere davanti ad una porta sprangata o a litigare con le infermiere per rimanere quanto cavolo volesse, non le importava nulla, se non di Cédric. Fissò la porta, aspettando che Rachel, qualcuno, le dicesse l'esito di tutte le operazioni, degli esami, dei controlli fatti al marito. Sospirò, scostando i capelli dal volto, per poi sussultare al rumore della porta.
Vide far capolino la testa scura del padre, che le faceva cenno di uscire. No, non se lo fece ripetere due volte, si alzò veloce e, silenziosa, si alzò. Solo quando si fu avvicinata vide che sorrideva. Quindi, non era tutto nero.
« Cédric è una roccia. E se avessi tutti i pazienti così, allora mi sveglierei ogni giorno felice » disse, porgendole gli esiti degli esami e strizzandole l'occhio.
« Appena si sveglia, magari, non dirgli che è un idiota, eh? » mormorò, affezionato al genero molto più di quanto non desse a vedere, prima di baciarle il capo e sorridere.
« Vado a firmare un paio di fogli volanti che mi attendono sulla scrivania, quando Cédric si riaddormenta ti spiego questi esiti, prevenzione ed eventuale cura, ok? a dopo, Alex » e la figlia fissò la schiena del padre dirigersi al proprio ufficio, chiedendosi con quale fortuna ce l'avessero fatta. Accennò ad un sorriso tremulo, sospirando e rientrando, fissando il ragazzo supino sul letto.
